La grande forza espressiva dei dipinti di Renato Guttuso sarà in mostra dal 23 febbraio al 24 giugno negli spazi della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino in un’importante e mirata esposizione dal titolo “Renato Guttuso. L’arte rivoluzionaria nel cinquantenario del ‘68”.
Fu infatti nell’ottobre del 1967 – cinquantesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre – che Renato Guttuso (Bagheria 1911 – Roma 1987), scrisse su Rinascita, rivista politico-culturale del Partito Comunista Italiano, un articolo intitolato Avanguardie e Rivoluzione, nel quale il pittore riconosceva alla rivoluzione il titolo inconfutabile e meritorio di essere stata il fondamento di una nuova cultura, con la quale profondamente sentiva di identificarsi e che lo induceva a chiudere il suo scritto con l’esplicita professione di fede: “L’arte è umanesimo e il socialismo è umanesimo” (ricordiamo anche la sua esperienza politica come senatore del Partito Comunista Italiano per due legislature).
A distanza di poco più di cinquant’anni dalla pubblicazione di quell’articolo e nella ricorrenza del cinquantenario del ‘68, la GAM di Torino si propone di riconsiderare il rapporto tra politica e cultura, attraverso una mostra dedicata all’esperienza dell’artista siciliano, raccogliendo alcune delle sue opere maggiori di soggetto politico e civile. Curata da Pier Giovanni Castagnoli, con la collaborazione degli Archivi Guttuso, in mostra circa 60 opere del grande Maestro provenienti da importanti musei e collezioni pubbliche e private europee. Primeggiano alcune delle più significative tele di soggetto politico e civile dipinte dall’artista lungo un arco di tempo che corre dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Settanta.
A fronte dell’antologia di tali dipinti e in dialogo con essi, l’esposizione offre anche un repertorio variegato di opere di differente soggetto: ritratti e autoritratti, paesaggi, nature morte, nudi, vedute di interno, scene di conversazione.
“Per noi l’arte non può essere antiumana, nel nostro presente, anzi, cerchiamo di cogliere i fermenti opposti a tanto rassegnato pragmatismo”. Renato Guttuso

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