Inaugura sabato 3 novembre 2018 al PAV di Torino (in concomitanza ad Artissima) la prima personale italiana dell’artista cinese Zheng Bo (Pechino 1974), dal titolo Weed Party III. La mostra è stata creata appositamente per il Parco Arte Vivente e si confronta con specie vegetali del territorio piemontese aprendo così la nuova stagione espositiva dedicata, in particolare, al rapporto tra ecologia e arte nel continente asiatico.
Zheng Bo, già presente a Manifesta 12 a Palermo, è tra i più interessanti artisti cinesi dell’ultima generazione, attento indagatore del rapporto tra piante, società e politica.
Nella sua serie di opere Propaganda botanica, Zheng Bo fa ricorso a slogan storici marxisti che ricrea con l’uso di elementi vegetali in modo da espandere nozioni come “uguaglianza”, “lavoratore” o “socialismo” oltre la sfera dell’umano. Il suo ultimo slogan “Earth Workers Unite”, concepito per Yinchuan Biennale e costituito di 370 piante di pioppo, lasciava aperta la possibilità di una doppia interpretazione: non tanto che fossero i lavoratori del pianeta Terra ad unirsi tra loro (secondo la versione ortodossa), quanto che diventasse possibile l’associazione tra Terra e lavoratori contro lo sfruttamento comune.
A partire dal 2003, la pratica artistica socialmente impegnata di Zheng Bo ha riguardato ecologia, progetti partecipativi, comunità marginalizzate e tematiche di genere. L’uso frequente delle piante selvatiche tipiche degli ambienti urbani – e considerate convenzionalmente erbacce – connette il suo lavoro a metafore politiche in cui ciò che è sgradito, abbandonato, dimenticato o “fuori posto” diventa una sostanziale forza ecologica per diffondere culture di resistenza e resilienza.
Al centro fisico e concettuale della mostra al PAV vi è la grande istallazione/giardino After Science Garden, concepita ad hoc per lo spazio della serra del centro d’arte contemporanea e sviluppata in dialogo con il territorio, sia dal punto di vista botanico sia nell’interazione con attivisti e ricercatori locali, con i quali l’artista immagina le possibili configurazioni dei futuri movimenti sociali ed ecologisti. Il percorso prosegue con gli erbari grafici Survival Plant Manual I e II, frutto di una ricerca sulla relazione tra mondo vegetale e sopravvivenza in una prospettiva storicizzata, la stessa prospettiva da cui parte la lettura inedita dell’internazionalismo comunista cinese a Parigi che dà corpo alla maquette A Chinese Communist Garden in Paris. A chiudere la mostra, i due film del ciclo Pteridophilia (l’ultimo della trilogia verrà presentato a Taipei), che esplora il potenziale delle teorie eco-queer mostrandoci sette giovani uomini intrattenere rapporti intimi con diversi tipi di felci in una foresta di Taiwan. L’esposizione sarà visitabile fino al 24 febbraio 2019.

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