A cinquant’anni dalla creazione del suo primo igloo, Pirelli HangarBicocca dedica a Mario Merz, figura chiave dell’Arte Povera e antesignano in Italia nell’utilizzo dell’installazione, la mostra personale dal titolo “Igloos” che verrà presentata il 24 ottobre e sarà visitabile fino al 24 febbraio 2019.
Mario Merz (Milano 1925-2003), è stato uno degli artisti più rilevanti del secondo dopoguerra e questa importante mostra, riunendo il corpus delle sue opere più iconiche – gli igloo – datati tra il 1968 e l’anno della sua scomparsa, offre l’occasione per osservare lavori di importanza storica e dalla portata innovativa, provenienti da numerose collezioni private e museali internazionali.
Nello spazio delle Navate il percorso espositivo si sviluppa in nuclei che seguono un ordine cronologico, partendo dai primi igloo concepiti negli anni ‘60: Igloo di Giap, 1968 e Acqua scivola, 1969. Quelli degli anni ‘70: tra gli altri, Igloo di Marisa, 1972 e If the hoar frost grip thy tent Thou wilt give thanks when night is spent, 1978. Le evoluzioni degli anni ‘80, periodo in cui gli igloo divengono più complessi, si raddoppiano, si triplicano o si intersecano, sono testimoniate da: Igloo del Palacio de las Alhajas, 1982 e Chiaro oscuro / oscuro chiaro, 1983. Rappresentativo degli anni ‘90 è Senza titolo (doppio igloo di Porto), 1998, realizzato per il parco del museo, in occasione della mostra personale alla Fundação de Serralves, curata proprio da Vicente Todolí.
Attraverso questo gruppo di opere la mostra rivela gli aspetti e i temi più innovativi di Merz, inserendo la sua ricerca all’interno del panorama artistico internazionale e contemporaneo degli ultimi cinquant’anni, come l’utilizzo di materiali naturali e industriali, l’impiego poetico ed evocativo della parola scritta e il dialogo con lo spazio circostante e la sua architettura.
Le opere di Merz sono tutte riconducibili visivamente alle primordiali abitazioni, diventando per l’artista l’archetipo dei luoghi abitati e del mondo e la metafora delle diverse relazioni tra interno ed esterno, tra spazio fisico e spazio concettuale, tra individualità e collettività. Igloo caratterizzati da una struttura metallica rivestita da una grande varietà di materiali di uso comune, come argilla, vetro, pietre, iuta e acciaio – spesso appoggiati o incastrati tra loro in modo instabile – e dall’uso di elementi e scritte al neon.
Merz stesso affermava: “l’igloo è una casa, una casa provvisoria. Siccome io considero che in fondo oggi noi viviamo in un’epoca molto provvisoria, il senso del provvisorio per me ha coinciso con questo nome: igloo”

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