Artista eclettico e abituato alle più singolari sperimentazioni, Man Ray, all’anagrafe Emmanuel Radnitzky (Filadelfia, 1890 – Parigi, 1976) fu prima di tutto un fotografo che ha rivoluzionato il genere attraverso innovativi linguaggi, contenuti e tecniche, come per esempio le Rayografie, le solarizzazioni e le doppie esposizioni. Ma fu anche un grande e attento ritrattista, soprattutto di donne. E al suo rapporto con l’universo femminile, popolato di muse ispiratrici, compagne e amanti è dedicata la mostra, WO | MAN RAY. Le seduzioni della fotografia, fruibile fino al 19 gennaio 2020 presso CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino. Oltre 200 fotografie, realizzate a partire dagli anni Venti a Parigi, dove Man Ray divenne protagonista assoluto della stagione dadaista prima e surrealista poi, raccontano nei dettagli la sua ricerca e poetica. Tutto il percorso, che si dipana in sei sale, con prestiti importanti, dallo Csac di Parma all’ASAC di Venezia – dal Lee Miller Archive del Sussex al Mast di Bologna, è incentrato sulla figura femminile: dagli scatti icona ai ritratti, dai nudi alle immagini più erotiche. Sono donne come Berenice Abbot, Dora Maar, Meret Oppenheim, Lee Miller: assistenti, artiste, amiche, colleghe e modelle. Sono figure quasi mitologiche come Kiki de Montparnasse e Juliet, la compagna di una vita a cui è dedicato il meraviglioso portfolio The Fifty Faces of Juliet, 50 ritratti che testimoniano la sua trasformazione in tante figure diverse, in un gioco di affetti e seduzioni, citazioni e provocazioni. Una sintesi a dir poco perfetta tra classicità e interventi. Sono le protagoniste della Parigi degli anni Venti e Trenta come Gertrude Stein, Nancy Cunard, Sylvia Beach, Youki Fouijta Desnos. Sono donne legate tutte, per periodi più o meno lunghi, a Man Ray arrivato nella Ville Lumière nel 1921 con la notorietà di dadaista newyorchese, introdotto da Marcel Duchamp, amico di Tristan Tzara (anche loro in mostra, il primo en travesti e il secondo affiancato da un enorme figura femminile nuda) e impaziente di svelare all’inthellighenzia parigina della prima metà del Novecento quali magie si potessero compiere in camera oscura. Sono donne a loro volta divenute grandi artiste e complici della vita artistica e intellettuale di Man Ray, autore di opere leggendarie come Le Violon d’Ingres (1924), Noire et Blanche (1926), La Prière (1930), tutte esposte e fruibili dal pubblico. Presenti dunque immagini che hanno fatto la storia della fotografia del XX secolo in cui il corpo femminile è sottoposto a una continua metamorfosi di significati e forme, diventando sia ritratto realista che riflessione sul tempo e sui modi della rappresentazione, sia oggetto di seduzione che forma astratta. Un allestimento unico per la qualità della fotografie messe in scena e per il taglio innovativo nell’accostamento insieme biografico e artistico dei protagonisti di queste vicende. Il pubblico premia ancora una volta – afferma il direttore di CAMERA Walter Guadagnini – la scelta di coniugare popolarità e scientificità, riconoscibilità e originalità: Man Ray è un grande nome, ma la prospettiva in cui è offerto agli spettatori di CAMERA è del tutto nuova, ed è questa una delle chiavi principali del successo della mostra, oltre al grande fascino delle immagini esposte, capolavori assoluti della fotografia del XX secolo. E sono stati oltre 3.500 i visitatori, a pochi giorni dall’inaugurazione dell’evento, che hanno reso omaggio al celebre esponente del Dadaismo e che hanno potuto ammirare, tra gli altri, autentici capolavori dell’arte fotografica quali Electricitè (1931) e il rarissimo Le mannequins. Résurrection des mannequins, testimonianza unica di uno degli eventi cruciali del Surrealismo, vale a dire l’Exposition Internationale du Surréalisme di Parigi del 1938. Con questa rassegna CAMERA celebra così il suo quarto compleanno. Quattro anni intensi di importanti mostre, opere e autori, che spaziano dalla fotografia storica a quella contemporanea.

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