A distanza di pochissimi mesi dall’uscita nelle sale cinematografiche del documentario Viva la vita, incentrato sull’esistenza appassionata di Frida Khalo e sul suo rapporto turbolento con il marito Diego Rivera, l’eclettica pittrice messicana torna a riempire le sale, quelle della Palazzina di Caccia di Stupinigi a Torino, con una mostra evento che offre uno sguardo intimo e delicato sull’artista più amata e conosciuta del Messico. Intitolata Frida Khalo through the lens of Nickolas Muray, e visitabile fino al 3 maggio 2020, accorpa la collezione completa delle foto che le furono scattate da Nickolas Muray, suo amico di lunga data e amante.
NICKOLAS MURAY – Nato in Ungheria, ma naturalizzato americano, Muray divenne famoso nella moda e nella pubblicità per i suoi ritratti di artisti, celebrità, politici e personaggi dello spettacolo tra cui Greta Garbo e Marilyn Monroe. Sperimentatore nel campo della fotografia a colori fin dagli esordi, fu molto prolifico tanto che i suoi archivi contano oltre 25.000 negativi. Conosciuta in Messico nel 1931, durante una visita all’amico e compagno di lavoro Miguel Covarrubias, Muray rimase profondamente affascinato dalla personalità e dallo stile unico della Khalo che divenne presto il suo soggetto “a tinte forti” preferito. Le immagini nate dal loro rapporto professionale e personale, durato ben dieci anni, sono diventate un’icona della cultura popolare, lasciandoci in eredità uno straordinario patrimonio.
La mostra si compone di 60 fotografie che sono organizzate in ordine cronologico e coprono un arco temporale che va dal 1937 al 1948. Dal Messico, con gli scatti a Tizapan, fino ad arrivare a quelli realizzati nello studio di Muray o a New York, per poi chiudere con quelli immortalati a Pedegran e Coyoacán (presente anche la celebre Frida Khalo on White Bench). Una sequenza che è un crescendo di familiarità e che racconta i momenti più segreti della Khalo attraverso i colori, le espressioni, lo sguardo e il sorriso di questa intramontabile icona. Il percorso espositivo si apre con una toccante e suggestiva area introduttiva multimediale che simula molto bene l’atmosfera e i rumori dell’incidente che ne segnò irrimediabilmente l’intera esistenza. È così che i visitatori potranno conoscerla appieno e rivivere, grazie anche alle riproduzioni degli oggetti a lei tanto cari, come il letto d’arte e di sofferenza, i gioielli e gli abiti messicani, le sue emozioni e i suoi sentimenti. Un viaggio che consentirà di conoscere non solo l’artista ma soprattutto la donna, e comprenderne la sua essenza fatta di forza, talento, coraggio e immenso amore. Non mancano infatti in rassegna anche le lettere che testimoniano il rapporto tra Frida e Muray. Intenso, travolgente, speciale.

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