Torino si conferma una città particolarmente sensibile, vivace e attiva nell’ambito delle arti visive, e a convalidare questa spiccata vocazione interviene la recente inaugurazione del quarto polo museale del gruppo Intesa Sanpaolo: Gallerie d’Italia – Torino. Diecimila metri quadrati di percorso espositivo su cinque piani, di cui tre ipogei, dedicati alla fotografia e al Barocco, che hanno trasformato Palazzo Turinetti, sede storica e legale della Banca, in un laboratorio culturale destinato all’immagine e alle sue svariate declinazioni. Spazi eleganti, tecnologici, funzionali alle molteplici attività previste, completamente trasformati, di grande impatto scenografico e frutto di un importante intervento architettonico.
A inaugurare il moderno hub creativo di rilievo europeo, situato in Piazza San Carlo, due mostre rivolte al mezzo fotografico e aperte al pubblico fino al 4 settembre 2022.
La prima vede come protagonista Paolo Pellegrin, uno dei maestri del fotogiornalismo contemporaneo e membro dell’agenzia Magnum Photos, che presenta un progetto nato da una committenza originale di Intesa Sanpaolo che ha chiesto al reporter romano una propria lettura per immagini su uno dei temi cruciali della nostra attualità: il rapporto tra l’uomo e l’ambiente naturale. Pellegrin ha così viaggiato per oltre un anno alla ricerca di icone che immortalassero la grandiosità della natura, passando dall’Islanda alla Groenlandia, dalla Namibia alla Costarica, dalla Sicilia al Trentino-Alto Adige, e cercando negli scatti la presenza dei quattro elementi fondamentali – aria, terra, acqua, fuoco. Intitolata La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia, la rassegna raduna 150 fotografie, a colori e in bianco e nero, che raccontano i luoghi o le circostanze in cui la natura assume una forza estrema, la bellezza incontaminata, il fascino e il timore di una presenza tanto imponente da costringere l’uomo a riconsiderare il rapporto con il mondo e con l’ambiente. Fotografare l’eruzione di un vulcano, un gigantesco iceberg, gli alberi bruciati negli incendi in Australia, le dune del deserto, la vegetazione tropicale o uno stormo di uccelli, significa parlare dell’uomo e della sua azione o relazione con il contesto che lo circonda. Ma per la prima volta nella sua lunga carriera, Pellegrin rinuncia quasi totalmente alla sua presenza nelle istantanee realizzate. Benché compaia come figura sfuggente in alcuni scatti, l’essere umano si materializza da un lato come osservatore, meravigliato e sopraffatto dalla maestosità del naturale, e dall’altro come agente di una trasformazione che ha conseguenze irreversibili sulla vita della Terra. Si toglie per aggiungere significato, e l’assenza della figura umana si traduce quindi nella presa di consapevolezza del proprio ruolo. Fotografie, video e installazioni sorprendono lo spettatore a Palazzo Turnetti, convertito in un luogo di sorprendenti apparizioni.
La rassegna è l’occasione per visitare anche la collezione permanente dell’Archivio Publifoto, costituito da circa sette milioni di immagini, attraverso la seconda mostra presentata: Dalla guerra alla luna 1945-1969. Sguardi dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo. Una selezione di circa 80 scatti che restituisce l’Italia che rinasce dalle macerie del secondo conflitto mondiale, il piano Marshall con cui l’America l’aiuta a ripartire, il boom degli anni Sessanta, l’avvento della televisione, la motorizzazione di massa e i sogni legati alla conquista della luna. Immagini che ritraggono le baracche che costellano le periferie delle grandi città, le prime case popolari, costruite grazie al progetto Ina Casa, l’euforia di quegli anni dovuta alla nascita di nuovi giornali, il desiderio che accomuna tutti a credere in una ripartenza dignitosa. Per capire l’Italia di oggi è quanto mai opportuno un tuffo nel passato, che illustri passo a passo quel che il Paese è stato ed è diventato nella seconda metà del secolo scorso.

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