In molti conoscono Giorgio de Chirico, celebre pittore metafisico tra i più noti del Novecento, eppure in pochi sanno che ebbe un fratello, personaggio eclettico e poliedrico, intellettuale dalla straordinaria complessità e uno dei protagonisti più arguti del fenomeno avanguardista dei primi anni del secolo scorso. Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952), in arte Alberto Savinio, fu infatti un artista dagli interessi molteplici che spaziano dalla musica al teatro, dalla letteratura alla pittura.
All’unicità del suo linguaggio, capace di far dialogare antico e moderno, Palazzo Altemps a Roma (sede del Museo Nazionale Romano sulla storia del collezionismo antiquario) dedica una grande mostra monografica – “Savinio. Incanto e mito” – in corso fino al 13 giugno 2021. Nei fastosi saloni rinascimentali, che conservano capolavori della statuaria romana, greca ed egizia, circa 90 opere selezionate tra dipinti, bozzetti, schizzi, quaderni, manoscritti, fogli dattiloscritti e libri, compongono il percorso espositivo. Alcuni lavori provengono da collezioni private, personali e societarie, altri da musei quali il Mart di Trento e Rovereto, la Galleria Nazionale di Roma, la Pinacoteca Comunale di Faenza, il Museo Civico d’Arte di Pordenone e il Musée d’Art Moderne di Parigi.
Proviamo allora a entrare un po’ più nel dettaglio. C’è da dire innanzitutto che ci troviamo in un universo fatto di colori vivaci, di atmosfere giocose, di rigore geometrico e di rimandi alla natura e alla mitologia con la rappresentazione di uomini-dei dal volto di animali. Le opere esposte, con un focus tra il 1925 e il 1931, in particolare sugli anni trascorsi a Parigi da Savinio, mettono in luce una poetica che coniuga antico e moderno, bellezza e ironia, società borghese e mondo animale, fantasia e memoria, e che viene espressa attraverso un linguaggio del tutto visionario e all’avanguardia.
Così, per esempio, nelle prime sale della mostra, le spiagge e le isole, popolate da una serie di giocattoli colorati e geometrici, campeggiano su sfondi paesaggistici lontani e sfumati, in omaggio alla spensieratezza dell’infanzia perduta e vissuta in Grecia con il fratello.
La sala del Galata suicida accoglie imvece i lavori di Savinio, in qualità di scenografo e costumista, per l’allestimento dell’Edipo Re alla Scala di Milano nel 1948 con le musiche di Igor Stravinskji su testo di Jean Cocteau; oppure quelle per I racconti di Hoffmann con musiche di Offenbach, sempre alla Scala di Milano nel 1949. E ancora Apollo dal volto di oca è accostato alla statua di Urania che regge in mano il globo; I Dioscuri, esseri titanici e scultorei, sono affiancati ad Afrodite; Prometeo acefalo e dai colori vivaci contrasta con il candore del marmo di Hermes Loghios.
Insomma, un dialogo incessante tra la statuaria classica di Palazzo Altemps e i dipinti alle pareti di Alberto Savinio in un gioco di corrispondenze, affinità e accordi originali che compongono insieme una visione d’incanto.
Poema marino, 1927 _ Olio su tela, 50 x 60 cm _ Collezione della Fondazione Cariverona _ © Alberto Savinio by SIAE 2021

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