Addentrarsi in una collezione d’arte ha sempre la sua buona dose di fascino, se poi si tratta di quella visibile all’Art Forum Würth di Capena, in provincia di Roma, lo stupore cresce ancora di più.
Distribuito su due piani per 550 metri quadrati, questo moderno spazio luminoso è stato progettato, insieme a tutta la struttura, dall’architetto siciliano Vincenzo Melluso. Dal 2006 ospita, una volta all’anno e con regolarità, solo mostre temporanee. Per il 2021 è il turno di [E]MOTION. Op Art, Arte Cinetica e Light Art nella collezione Würth, fruibile con ingresso gratuito fino al 22 ottobre. In rassegna una selezione di opere già presentate nel 2015 alla Kunsthalle Würth di Schwäbisch Hall, per l’esattezza 35, riconducibili a 24 artisti internazionali e di diversa formazione, che raccontano un arco temporale che va dal 1953 al 2012.
Dipinti, disegni, sculture, installazioni, del tutto integrate con l’area logistica circostante del polo di Capena, indagano uno dei filoni alternativi più interessanti della produzione artistica del XX secolo: Optical, Cinetica, Ligth Art. Tre correnti che, tra la fine degli anni Cinquanta e Sessanta, in osmosi con il processo di industrializzazione e con il mutamento della struttura sociale, diventano protagonisti della pratica artistica.
Grazie all’utilizzo di materiali innovativi (acrilico, alluminio, acciaio inox, vernice) e tecnologie avanzate, di meccanismi e strutture industriali, gli artisti cercano collegamenti tra mondo e arte, tra funzionalità dell’opera e valore estetico, coinvolgendo lo spettatore, sul piano percettivo e psicologico, nel processo creativo.
Nello spazio espositivo, che si snoda su due livelli, presenti personalità di assoluta fama mondiale: Yaacov Agam, Josef Albers, Alexander Calder, Omar Carreño, Carlos Cruz-Diez, Lucio Fontana, Karl Gerstner, Gun Gordillo, Hans Hartung, Auguste Herbin, Patrick Hughes, Norbert Huwer, Robert Jacobsen, František Kupka, Clyde Lynds, François Morellet, Darío Pérez-Flores, Lothar Quinte, Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, Jesús Rafael Soto, Anton Stankowski, Günther Uecker, Victor Vasarely.
Molte le declinazioni in mostra: il movimento illusorio con la semplice attivazione ottica di una superficie di Victor Vasarely; quello fisico prodotto dallo spettatore che cambia la prospettiva delle opere e ne influenza direttamente il contenuto, come nelle opere di Yaacov Agam, Patrick Hughes e Jesús Rafael Soto; il movimento reale dell’oggetto determinato da una forma di energia naturale come per Alexander Calder o meccanica per Jean Tinguely o elettrica per Omar Carreño.
Una collettiva dunque in cui le opere dialogano, tra loro e con l’ambiente attorno, attraverso la luce, lo spazio, il colore, la prospettiva e, soprattutto, il movimento.
Tutte appartengono al patron dell’azienda tedesca, leader su scala mondiale nella distribuzione di prodotti per il montaggio e fissaggio, Reinhold Würth, classe 1935, appassionato collezionista e mecenate dalla fine dei lontani anni Sessanta quando fece il suo primo acquisto: un acquerello di Emil Nolde. Oggi la sua raccolta conta ben oltre 18.000 pezzi, per lo più di arte contemporanea ma con una sezione di capolavori antichi dedicati a esponenti tedeschi del ʼ400 e del ʼ500. Attualmente il Gruppo Würth vanta 10 spazi espositivi in tutta Europa – Germania, Norvegia, Francia, Spagna, Danimarca, Belgio, Italia – che ospitano mostre permanenti e temporanee.

Lascia un commento