Votato di recente da Forbes tra i “30 under 30”, il giovane Leon Löwentraut è uno degli artisti emergenti e contemporanei più acclamati al mondo. Appena 23enne può già vantare esposizioni a New York, Londra, Copenaghen, Singapore, San Pietroburgo e Firenze.
Ora la forza dirompente del suo genio creativo è sbarcata nei giorni scorsi anche a Venezia, prima tappa di una mostra itinerante e internazionale che toccherà, tra il 2021 e il 2022, musei e gallerie di metropoli d’arte europee come Monaco, Parigi, Vienna, Zurigo e Londra. Intitolata Leonismo e visitabile fino al 27 giugno, è allestita nelle sale monumentali della prestigiosa Biblioteca Nazionale Marciana, fondata nel 1468 e considerata una tra le più grandi d’Italia. In queste stanze che custodiscono una collezione di oltre un milione di volumi, una trentina di dipinti, di disegni in bianco e nero dal forte impatto visivo e di edizioni grafiche di Leon Löwentraut instaurano un dialogo virtuoso con le opere di Tintoretto, Tiziano e Veronese. In alcuni lavori il talentuoso artista tedesco affronta il linguaggio barocco del pittore di corte Diego Velasquez traducendolo nel proprio stile inconfondibile, fatto di colori squillanti e di ritmo vibrante, mentre l’opera principale della rassegna, La Duchessa, è da interpretare come un omaggio a Venezia e all’arte del Rinascimento.
In questa occasione, inoltre, i suoi famosi tondi saranno presentati per la prima volta su tele realizzate di proposito per l’evento, un formato con cui celebrare i grandi maestri dell’antichità. Tanto è vero che, diffuso in Grecia e a Roma, il tondo conobbe una fortuna considerevole intorno al XV secolo, per poi diminuire la sua presenza e il suo utilizzo nella produzione artistica con il passare del tempo. Adesso Löwentraut lo riprende alla Biblioteca Nazionale Marciana per ricreare e rivitalizzare quel rapporto profondo tra spettatore e oggetto contemplato che un tipo di formato del genere garantisce.
E sulla sua cifra stilistica è bene spendere qualche parola per cercare di capire appieno la metodologia che lo contraddistingue nella fase di realizzazione delle opere che nascono sempre spontaneamente, o meglio istintivamente. Accompagnato dalla musica ad alto volume, nel suo atelier infatti l’artista lavora direttamente sul pavimento, con tutto il corpo, a stretto contatto con i materiali utilizzati, per lasciarsi coinvolgere e “travolgere” dall’atto creativo. È così che nascono capolavori potenti ed espressivi, di notevole qualità narrativa, che trasudano comunque fiducia e gioia di vivere, nonostante i suoi soggetti siano sfaccettati, oscillino tra ottimismo e critica, hanno a che fare con gli individui e le relazioni interpersonali, con l’isolamento e la complessità del presente, con l’essere e l’apparire. In questa sua personale visione del mondo, Löwentraut colpisce uno dei tanti nervi scoperti della nostra epoca.
Importante menzionare nel curriculum del nativo di Düsseldorf anche alcune azioni artistiche come i Global Goals e il Global Gate, una tra le più grandi sculture mobili al mondo che resterà visibile all’aeroporto di Francoforte fino alla fine di maggio 2021 per poi spostarsi a Singapore, Dallas e Hong Kong. Al centro di entrambe le iniziative ci sono temi di scottante attualità: sostenibilità, diritto all’istruzione, lotta alla povertà, sviluppo ecosostenibile, pace e giustizia per una vita dignitosa. Ed è proprio per questo motivo che Forbes ha riconosciuto in Löwentraut uno degli artisti che si sta adoperando per cambiare in meglio la società attraverso la forza dell’arte.
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