Archiviato ormai il lungo periodo di emergenza sanitaria che ha impedito tutte le attività culturali e la fruizione dell’arte in presenza, Mondovì e il Museo della Ceramica hanno riaperto le porte al pubblico in grande stile, offrendo ai visitatori la possibilità di ammirare un capolavoro del pittore tedesco Anselm Kiefer, tornato alla luce al termine di un complesso restauro portato avanti dal laboratorio di arte contemporanea del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale.
L’evento, in programma lo scorso autunno e rinviato a causa delle disposizioni in materia di contenimento da Covid-19, è il quarto appuntamento con l’arte promosso dalla Fondazione CRC, che riabilita il fortunato filone di opere appena restaurate ed esposte negli spazi del Museo della Ceramica di Mondovì (Palazzo Fauzone di Germagnano, Piazza Maggiore 1).
Dopo i dipinti di Manet e Kandiskij, e l’arazzo realizzato su disegno di Raffaello, per questa ripartenza l’opera scelta è una tela contemporanea di un artista di fama internazionale.
La mostra, denominata Fragilità resistente. Anselm Kiefer dalla collezione Terrae Motus di Caserta e visitabile fino al 7 novembre 2021, si basa sull’esposizione del quadro “Et la terre tremble encore, d’avoir vu la fuite des géants”, titolo che richiama alla memoria l’evento drammatico vissuto dall’Irpinia il 23 novembre del 1980.
Realizzato nel 1982, è uno dei pezzi più importanti di Terrae Motus, una raccolta di capolavori eseguiti in ricordo del terremoto che devastò vaste aree della Campania e della Basilicata all’inizio degli anni Ottanta, oggi parte integrante della collezione permanente di arte contemporanea della Reggia di Caserta.
Il tema storico scelto dall’artista tedesco per commemorare l’evento sismico è la Battaglia di Waterloo del 18 giugno 1815 che vide lo scontro finale tra Napoleone e il generale Wellington. Ed ecco allora che il feroce combattimento sul campo di battaglia si trasforma in una simbolica catastrofe storica in cui la natura assiste inerme alla dinamica degli eventi, annientata e ferita come un terremoto che distrugge e spazza via tutto.
Per questo motivo Kiefer utilizza la scrittura, o meglio la parola, che sulla superficie della tela si trasforma in racconto letterario e poetico, sottraendosi alla pesantezza della materia. Il quadro è contraddistinto da una vistosa ferita centrale realizzata in terracotta, quasi un’enorme lacerazione della natura, solcata da segni neri simili a quelli tratteggiati dal sismografo. Le cadute di colore dalla citazione scritta, l’assenza della figura umana, la scena deserta e il moltiplicarsi del tratto nero contribuiscono a creare un’atmosfera nella quale la natura e la storia si incontrano per dar luogo alla catastrofe.
Anselm Kiefer, nato a Donaueschingen nei giorni della caduta del Terzo Reich, testimone di quello che è stato l’incubo della Germania nazista, predilige dipingere i luoghi in cui le tragedie della storia si sono realmente consumate. Espressionista è la materia con cui imposta i suoi lavori e in cui gli esseri umani sono inghiottiti dal buio del male causato a sé stessi e agli altri.
Il percorso espositivo si articola in due sale: la prima, al piano terra, si compone di pannelli (in italiano e in inglese) che approfondiscono la conoscenza dell’artista e dell’opera, e di un video che racconta le varie fasi del restauro; la seconda, al terzo piano, è dedicata al dipinto vero e proprio, posizionato su un supporto appositamente studiato per una sana conservazione.
Nell’osservarlo, prima che venga restituito alla Reggia di Caserta, non si può fare a meno di pensare come il trauma originato dal sisma, elemento di riflessione sulla fragilità del pianeta e sull’impotenza dell’uomo nell’affrontare eventi di quella portata, trovi assonanze e analogie con le difficoltà vissute in questi mesi di Covid-19.
Per maggiori informazioni telefonare allo 0171.452711 o visitare il sito della Fondazione CRC: www.fondazionecrc.it

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