“Il lavoro dell’artista consiste in un gesto che ha l’obiettivo di mostrare alle persone qual è il loro potenziale. Non si tratta di creare un oggetto o un’immagine; tutto avviene nella relazione con lo spettatore. È qui che avviene l’arte.”
Sono parole pronunciate da Jeff Koons, artista americano tra i più influenti e quotati del nostro secolo, che ben racchiudono l’essenza della sua ricerca. E non c’è occasione migliore per coglierla se non quella di visitare la mostra a lui dedicata, promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze, gioiello rinascimentale del capoluogo toscano. Visitabile fino al 30 gennaio 2022, la rassegna offre la possibilità di ripercorrere quarant’anni di carriera di una personalità che, dalla metà degli anni Settanta a oggi, ha sovvertito il sistema dell’arte contemporanea a livello globale. Sviluppata in stretto dialogo con l’artista e intitolata Jeff Koons. Shine, la mostra raduna prestiti provenienti da importanti collezioni private e da prestigiosi musei internazionali, focalizzando l’intero percorso espositivo sul concetto di shine (lucentezza/luccicanza). È una brillantezza frivola, ludica, divertente, a tratti dissacratoria, quella di Koons, tutta incentrata sul dualismo che contrappone essere e apparire, splendore e bagliore, cultura alta e popolare, riferimenti alla storia dell’arte e citazioni provenienti dal mondo del consumismo. Ad aiutarlo, in questo processo di elaborazione del proprio principio creativo, è il materiale che Koons ha adottato dal 1996: l’acciaio inossidabile (quello delle industrie per intenderci). Maneggiandolo e lucidandolo a suo piacimento, i lavori acquistano una proprietà riflettente, accrescono la percezione del tempo e dello spazio, della superficie e della profondità, della materialità e dell’evanescenza. Le opere che ne derivano pongono lo spettatore davanti a uno specchio in cui riflettersi, lo collocano al centro dell’ambiente che lo circonda e ne mettono in discussione il potere della percezione. Così facendo il più emblematico e discusso degli artisti viventi attua una democratizzazione dell’arte nuova e originale.
Protagonisti di questo viaggio al limite del surreale sono circa 33 capolavori, una selezione dei pezzi più iconici, tra i quali figurano le sculture in metallo che replicano oggetti di lusso come il Baccarat Crystal Set del 1986; gli iconici giocattoli gonfiabili come il mitico Rabbit (1986), il coniglio battuto tre anni fa da Christie’s per 91 milioni di dollari, o il leggendario Bollon Dog Red (1994-2000); la più recente reinterpretazione di personaggi della cultura pop come Hulk (Tubas) e Inflatables che rimandano alla biologia del corpo umano. E, strizzando l’occhio a Marcel Duchamp e Andy Warhol, principali fonti di ispirazione, Koons realizza sculture o installazioni che hanno sempre innescato un accesso dibattito critico e sollevato numerose polemiche, decretandone al tempo stesso un successo clamoroso che gli è valso nel corso degli anni numerosi premi e riconoscimenti. La sua produzione iconica e irriverente unisce cultura pop, concettuale e postmoderna per dimostrare ancora una volta come “l’oggetto d’arte” sia in grado di influire e agire quale metafora più ampia della società e della comunità.

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