Jan Dibbets, interprete di un’intensa stagione culturale europea e internazionale è stato fra i primi artisti a esporre al Castello di Rivoli nella mostra inaugurale del 1984.
Oggi torna in mostra al Museo fino al 29 giugno 2014 con molte fra le sue maggiori opere, dagli esordi della fine degli anni Sessanta sino ai giorni nostri.
La rassegna dell’artista olandese è curata da Marcella Beccaria e allestita in stretta collaborazione con Jan Dibbets stesso; si tratta della più ampia retrospettiva mai dedicatagli da un museo italiano.
La selezione – che comprende lavori che fanno da tempo parte della collezione permanente del Castello – mette in mostra anche opere rare, quasi mai esposte in pubblico perhé appartenenti a collezioni private.
Marcella Beccaria
La mostra
Jan Dibbets. Un’altra fotografia / Another Photography si apre con opere che utilizzano l’immagine dell’orizzonte per indagare inedite possibilità della fotografia e delle illusioni visive legate al suo piano bidimensionale.
Per la volta prima presentati al pubblico italiano sono una serie di rarissime opere su carta relative alle prime Perspective Corrections, la serie considerata cruciale per la formulazione dell’arte concettuale.
Altri pezzi interessanti sono quelli nei quali la fotografia è indagata in relazione agli effetti della luce, analizzando le trasformazioni che la macchina fotografica è in grado o meno di restituire, come in The Shortest Day at My House in Amsterdam del 1970 oppure in Daylight-Flashlight.
Outside Light – Inside Light, 1971, la sequenza di immagini concerne variazioni di luce naturale e flash, realizzata a Torino. come Shadows on the Floor of the Sperone Gallery, 1971, dove Dibbets si concentra sulle forme disegnate dalla luce sul pavimento.
I New Colorstudies rappresentano un importantissimo gruppo di opere che arrivano al presente e che hanno origine da negativi scattati tra il 1975 e il 1976, quando Dibbets decise di concentrare la propria attenzione su dettagli di carrozzerie automobilistiche e sui loro riflessi colorati.
Mai esposte precedentemente in gruppo, le Double Dutch Mountains compongono “panorami” fotografici di grande raffinatezza.
Negli anni Ottanta, Jan Dibbets reintroduce l’uso della pittura impiegandolo in giustapposizione con la fotografia in lavori come San Casciano Ceiling, 1980 o nel monumentale San Casciano Tryptich, 1983-1984.

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