La nostra Review
Quanto ci è Piaciuta?
Regina José Galindo è oggi tra le artiste più rappresentative del magmatico continente latinoamericano, ed è protagonista di una mostra al PAC di Milano fino all’8 giugno 2014.
L’artista indaga la sofferenza, usando il proprio corpo per realizzare opere scomode e drammatiche in chiave politica e polemica.
Lo spazio metaforico dell’arte è usato per denunciare ingiustizie sociali e culturali, discriminazioni di razza e di sesso e più in generale tutti gli abusi di potere che affliggono la società contemporanea.
Le sue performance sono realizzate in un’ottica di coinvolgimento totale. Rannicchiata nuda sotto una campana di plexiglass o sopra uno scoglio a picco sul mare, nascosta sotto un letto, appesa ad un albero dentro una rete da pesca, sdraiata immobile sull’erba con i capelli nella terra come radici, legata e accovacciata sul pavimento di un motel.
La mostra è un viaggio emozionale raccontato attraverso fotografie, video, sculture, disegni e affianca ad alcune delle sue azioni più emblematiche e conosciute a opere più recenti e numerosi lavori inediti o mai esposti prima in Italia.
Un’azione intensa e poetica, un gesto di sospensione e di scambio simbolico tra artista e pubblico, metafora del legame, sempre presente nel lavoro di Galindo, tra arte, vita e morte.
La ricerca dell’artista sulla violenza, la privazione dei diritti e della libertà individuale è universale e incontra storie di ogni continente e realtà. Per questo tutti i visitatori potranno sostenere attraverso la mostra l’attività di Amnesty International scegliendo all’ingresso il biglietto donazione.

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